lunedì 7 gennaio 2013

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Bibì e Chico Fantasma (e alcuni temi ricorrenti nel fumetto per bambini)




Con cosa riprendere le pubblicazioni se non con un fumetto di carattere "simbolico"? E allora ecco una collana in cui il co-protagonista si chiama Chico ed è un fantasma, come sono stato io in questi mesi di latitanza!

Il nome della testata è Bibì, ed è una breve serie per bambini che cominciò le pubblicazioni nell'Aprile del 1955. L'editore si chiamava Casa Editrice Ciardi Francesco e l'autore dei testi e dei disegni si firmava Oscareli (a suo nome è anche la fiaba che compare in terza di copertina: egli doveva essere il one man band di questa collana). Non so voi, ma io prima di imbattermi in questo albo non avevo mai sentito nominare né Ciardi né Oscareli. Questo argomento, però, lo affronteremo alla fine.

La serie era chiaramente pensata, sia nei testi che nei disegni molto elementari, per bambini abbastanza piccoli e l'albo n.1 (che è l'unico che possiedo) è una simpatica carrellata di temi e situazioni ricorrenti nel fumetto, nella letteratura e nel cinema per l'infanzia. Gli episodi presenti in Bibì sono talmente lineari e privi di qualunque elaborazione che si prestano bene a essere presi come modello per capire il fondamento di certe strutture narrative. Certo, servirebbe molto più spazio per discutere l'argomento con un minimo di profondità, ma credo che valga la pena anche solo fare qualche accenno (e così ho la scusa per mostrare belle tavole di fumetti comici).

Bibì è un merlo antropomorfo che, all'inizio della storia, vorrebbe godersi una meritata vacanza:


Il riposo impossibile è da sempre uno dei temi narrativamente più efficaci della letteratura infantile. A tutti quanti viene subito in mente Paperino sdraiato sull'amaca che non riesce a dormire a causa di qualche scocciatore. O tutte quelle storie in cui qualcuno parte per una "vacanza di tutto riposo" che non riuscirà mai a fare. Ecco alcune prime pagine Disney (pescate dall'Inducks per comodità), tanto per mostrare il parallelo con la nostra storia di Bibì:







 E sempre per rimanere in  casa Disney, non si può non menzionare il cartone di Pippo Una Bella Vacanza, del 1952, pietra miliare di questo tipo di storie (la versione italiana purtroppo non c'è su Youtube):



Il tema del riposo impossibile è molto in voga nel fumetto dell'infanzia perché costituisce uno strumento semplice ma infallibile per generare conflitto narrativo. Il conflitto è l'anima di qualunque storia, anche quelle per adulti: il lettore è infatti invogliato a proseguire la lettura per vedere se il personaggio riuscirà a ottenere ciò che desidera nonostante gli ostacoli che incontra.

Va notato che l'aspetto più importante di ogni conflitto narrativo non sono gli eventi della storia in sé, quanto piuttosto le emozioni e i sentimenti che generano. Il riposo impossibile è accessibile emozionalmente a un bambino, e in più è un facile generatore di situazioni comiche. Il personaggio che non riesce a riposare proverà emozioni  semplici, "a pelle", non cerebrali (rabbia, noia, frustrazione) le quali a loro volta innescano meccanismi di semplice comicità.

Inoltre, il riposo impossibile è un tipico incipit anche se la storia poi, come nel caso di Bibì, si incanala in direzioni diverse. Questo perché il conflitto che genera è immediato, e messo all'inizio della storia è utile per "agganciare" il lettore (strategia narrativa stranota agli scrittori e agli sceneggiatori). Tuttavia lo si può incontrare anche come corpo principale della storia (vedi il cartone di Pippo) o come strumento di collegamento fra una scena e l'altra, per spingere il personaggio a intraprendere nuove avventure:



Proseguiamo con Bibì.

Uno dei tanti ostacoli che impediscono al merlo il sospirato relax è l'incontro con Chico Fantasma, nipote del Corsaro Nero:



Dall'incontro con Chico, il nostro Bibì sarà catapultato verso la ricerca del misterioso tesoro del Corsaro Nero:

Anche la caccia al tesoro è uno dei temi più comuni e affascinanti della letteratura per l'infanzia. L'albero dell'impiccato e i trenta passi a sud che fa Bibì richimano alla mente l'Isola del Tesoro di Stevenson. Stevenson è spesso il modello consapevole di molti autori per le storie di pirati dove c'è una caccia al tesoro:



Ma in realtà esiste un modello inconsapevole, descritto per la prima volta nel fondamentale studio sui miti di Joseph Campbell L'eroe dai mille volti e poi, per discussioni di tipo prettamente narrativo, ripreso da altri studiosi come Christopher Vogler (consulente per i lungometraggi Disney, tra le altre cose) nel suo Il viaggio dell'eroe. In sostanza, ogni storia si può vedere come un viaggio, e ha in sé strutture e meccanismi ricorrenti. L'eroe riceve una Chiamata per la missione che dovrà intraprendere, e alla fine del viaggio c'è una Ricompensa che lo attende. Questo funziona in ogni storia. Soltanto che in quelle per i grandi la Ricompensa è spesso sia materiale (il salvataggio di qualcuno, lo sventare un pericolo ecc.) che morale, ovvero il protagonista arriva al compimento di  un percorso interiore che lo cambia, lo fa maturare e gli fa raggiungere una maggiore pienezza di sé. Tutti i film di successo seguono questo meccanismo, basti pensare a Pretty Woman o Guerre Stellari tanto per citarne due.

Spesso, nelle storie per bambini il compenso è apparentemente solo materiale. In quelle più tristi si tratta di recuperare qualcosa che è andato perduto (un classico: i genitori), in quelle più allegre invece, di guadagnare qualcosa. Il tesoro è dunque un elemento chiave perché è materiale ed è arricchimento senza perdita. Rappresenta inoltre una Chiamata sufficiente a mettere in moto l'eroe, anche senza chiamare in causa sentimenti o concetti più complessi e meno accessibili ai bambini (come orgoglio, vendetta, senso di colpa ecc.).

Nei racconti per bambini la Ricompensa morale apparentemente non c'è, ma spesso è presente a livello simbolico. Il tesoro è l'esemplificazione estrema di questo simbolo perché, è evidente, rappresenta anche una scoperta di sé e un arricchimento interiore. La caccia al tesoro presuppone quasi sempre un viaggio pericoloso, spesso per mare, verso luoghi sconosciuti:  simbolicamente, cioè, è il distacco dalla famiglia e dalla sicurezza domestica.

La caccia al tesoro è dunque molto più di un topos narrativo: è l'ossatura base di ogni storia, una delle costruzioni più semplici del viaggio eroico, e convoglia significati universali. E ciò aiuta a spiegare la sua frequenza nelle storie per i più piccini:




Nei racconti umoristici, alla fine, il tesoro viene spesso perduto (le storielle di Zio Paperone finiscono quasi sempre così...), ma si tratta soltanto di un rovesciamento comico finale che non cambia il significato complessivo del viaggio (guardate che spettacolo questa tavola con Braccio di Ferro, Olivia e Pisellino che svengono in avanti!):



Ok! Torniamo di nuovo a Bibì. Il nostro eroe, alla fine, viene catturato dai cannibali:

Joseph Campbell e Christopher Vogler chiamerebbero i cannibali i "Guardiani della Soglia". Un Guardiano della Soglia è una figura archetipica che rappresenta gli ostacoli che comunemente incontriamo nel nostro cammino (hanno una corrispondenza con le nevrosi, le nostre autolimitazioni e gli ostacoli alla nostra crescita interiore). Nella storia, il loro compito è quello di mettere alla prova l'eroe (materialmente o spiritualmente): se la prova è superata, l'eroe sarà più forte di prima, in vista di affrontare il Nemico Finale (che non è un Guardiano, ma un Cattivo, dunque non una nevrosi ma una psicosi).

La minaccia dei cannibali è un tema ricorrente nel fumetto infantile perché, ancora una volta, è un'esemplificazione estrema e accessibile dell'archetipo del Guardiano. I cannibali sono neri, quindi sono il diverso, l'altro assoluto (almeno era così nel Novecento. Le nuove generazioni potrebbero avere una diversa percezione, speriamo!), e la minaccia di essere mangiati è la più elementare e diretta minaccia di annientamento.

Anche in questo caso, di esempi ce ne sono quanti ne vogliamo:




Mi sembra che la minaccia dei cannibali sia l'esempio più semplice e diffuso dell'archetipo del Guardiano, ma naturalmente sono molto comuni anche alcune varianti, in cui il Guardiano è rappresentato da un alieno, un indiano o simili:


E chiaramente, nelle storie umoristiche, la minaccia dei cannibali si presta benissimo a situazioni comiche e rovesciamenti, come in questa tavola strepitosa:



Ma adesso torniamo al discorso iniziale sulla collana. Come ho scritto all'inizio, quando mi sono imbattuto in Bibì non conoscevo né l'autore né l'editore. Siccome l'albo n.1 venne registrato come "Supplemento Collana Romanticismo", per prima cosa ho pensato che la serie potesse essere un tentativo di inserimento nel mercato del fumetto da parte di un editore che principalmente si occupava di romanzi popolari. Questa Collana Romanticismo, infatti, fa pensare ai romanzetti d'amore, ai fotoromanzi o qualcosa di simile.

Ovviamente in questi casi Google è di enorme aiuto. Ebbene: non ho trovato alcun riferimento alla Collana Romanticismo, ma è venuto fuori che in quegli anni l'editore pubblicava una collana periodica di romanzi gialli dal titolo 3 Gialli, senz'altro nota a collezionisti del genere:

3 Gialli n.9, 1955

Non sono però riuscito a risalire alla durata della serie. Ho solo appurato che è iniziata nel 1954 ed è proseguita almeno fino al n.14 del 1955, numero che pubblica una traduzione di un romanzo di John Dickson Carr.

L'idea dunque che la Casa Editrice Ciardi Francesco si occupasse principalmente di romanzi da edicola non sembra infondata, anche se evidentemente si trattava di una realtà editoriale molto modesta che probabilmente ha anche avuto vita breve.

All'epoca, molte di queste piccole case editrici avevano la sede... in casa dell'editore. Tutto era fatto in maniera amatoriale e senza grossi mezzi. Anche se spesso, come in questo caso, ciò non impediva agli editori di pensare in grande:



Dato che adesso abito a Roma, e la Casa Editrice Ciardi Francesco aveva sede in Viale Libia a Roma, ho deciso di dare un'occhiata. All'indirizzo corrisponde un condominio.


In una di queste finestre c'era la Casa Editrice Ciardi Francesco nel 1954-55.

Ok, lo confesso: la mia speranza era quella di leggere "Ciardi" in uno dei campanelli. Purtroppo non sono stato fortunato.

Collezionisticamente parlando:

Bibì ha avuto, stando alla Guida di Gianni Bono, 5 uscite nel 1955. Collezionisticamente sono albi marginali, ma chi li cerca deve sudare sette camicie per trovarli, dato che sono rari.

11 commenti:

  1. Bell'articolo, ben tornato Chico!!!

    Andrea

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  2. Come sempre, bellissimo articolo e molto interessante!
    Tra l'altro amo moltissimo leggere i libri di John Campbell, che forse talvolta eccedeva in fantasia in alcune sue teorie, ma ciò non diminuisce la mia enorme passione per i suoi libri!
    Bentornato davvero :-)
    Orlando

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  3. Caro Federico,
    la collana "3 Gialli" è edita da Francesco Ciardi dal 1 ottobre 1954 al 1 agosto 1955 per un totale di 14 fascicoli.
    L'editore probabilmente rimane sul mercato un paio di anni provando a tastare vari settori come la narrativa gialla e il mondo del fumetto per poi dedicarsi ad altre attività.

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  4. Interessante analisi, un rientro con il botto ma su questo non c'erano dubbi. Chico non delude mai!

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  5. Grazie mille a Luca per la spiegazione sull'editore Ciardi, e a tutti quanti per l'affetto!

    Federico

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  6. bentornatissimo! Un analisi degna di una tesi di laurea.

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    1. Grazie Salvatore, a volte mi faccio prendere un po' la mano :D

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  7. Geniale la sortita in viale Libia!
    Oh, e visto che ora sei a Roma magari una volta o l'altra ci si può incontrare!

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    1. Certo Andrea! Mi farebbe molto piacere. Sei una delle prime persone a cui ho pensato quando mi sono trasferito. Basta mettersi d'accordo!

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  8. Bellissimo post!
    Nei manga quando un protagonista va al mare lo chiamano "fan service", ma è un altra cosa :)

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  9. Ciao Iris Viola e grazie per l'intervento e gli apprezzamenti. Eheh, anche l'occhio del lettore vuole la sua parte :-) . Comunque il "fan service" è un argomento interessante da approfondire... esiste naturalmente anche nel fumetto d'antiquariato, benché nessuno lo abbia mai chiamato così!

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